(di Arturo Diaconale)
Cari amici,
ho deciso di tornare ad impegnarmi nel Partito Liberale Italiano da cui mi ero ultimamente allontanato non condividendo lo slittamento progressivo verso sinistra. E sono orientato, in occasione del congresso nazionale che si terrà il 19, 20 e 21 febbraio, ad avanzare la mia candidatura alla segreteria.
Il mio obbiettivo è di rilanciare il Pli e di riportarlo all'interno della sua area naturale, che è quella del centro destra, in una collocazione autonoma ed indipendente. In questa iniziativa non sono solo. Posso contare sul sostegno di tanti amici vecchi e nuovi, interni ed esterni al Pli, persone di grande spessore e, comunque, animate da grande impegno. Compreso Marco Taradash, disposto a mettersi in gioco al mio fianco in un partito rinnovato e capace di riconquistare un posto adeguato alla propria storia nel panorama politico italiano.
Nel compiere questa scelta non eseguo alcun ordine. La mia storia indica che sono refrattario agli ordini di chiunque. Rispondo solo ad un impulso di passione civile alimentato da un passato che mi spinge a tentare una così difficile ed affascinante avventura. Sono stato l'ultimo direttore de “l'Opinione”, organo settimanale del Partito Liberale Italiano e, dal 1993, dopo la scomparsa del Pli, sono stato l'artefice della trasformazione de “l'Opinione” in giornale quotidiano fedele alla sua tradizione di punto di riferimento dell'area liberale politica e culturale del nostro paese. Nel rispetto di questo ruolo ho sostenuto e favorito, con i mezzi in mio possesso, gli sforzi di Stefano De Luca per tenere in piedi in Pli in tutti questi anni. E solo negli ultimi tempi, per ragioni non dipendenti dalla mia volontà, non ho più potuto garantire al Pli l'ospitalità assicurata all'interno degli uffici de “L'opinione”.
Questa storica “convivenza” è andata avanti all'insegna della reciproca autonomia, del quotidiano e del partito. Il partito, sotto la guida di Stefano De Luca, ha assunto di volta in volta le posizioni che tutti gli iscritti ed i simpatizzanti conoscono. E il giornale “l'Opinione” ha sempre garantito spazi e presenza alle tesi di De Luca e degli altri esponenti del Pli, anche quando risultavano difformi dalla linea del giornale da me diretto. In tutto questo lungo periodo ho cercato di mantenere “l'Opinione” in una posizione centrale rispetto alla grande galassia liberale, laica e riformista formata da frammenti, gruppi, spezzoni e singole individualità. Nel tentativo di dare a ciascuno uno spazio ed un riconoscimento. E nello sforzo, da un lato, di favorire quella ricomposizione unitaria che, purtroppo, non è mai stato possibile realizzare. E dall'altro di contribuire ad assicurare comunque una rappresentanza politica al mondo liberale. Fosse dentro o fuori Forza Italia o An, vicino al Pri o a fianco degli altri laici e del Partito Radicale o in una qualsiasi area intermedia che non fosse quella della sinistra. Sono convinto che nel sistema bipolare venutosi a creare dopo la fine della prima Repubblica la collocazione naturale dei liberali sia all'interno del centro destra. Autonoma e indipendente da i partiti di quest'area. Ma sempre alternativa ed antagonista con la sinistra.
Tutta questa premessa serve a spiegare le ragioni della mia scelta e di questa lettera aperta agli iscritti ed ai simpatizzanti del Pli. La delusione e l'irritazione, pur se comprensibili, per il mancato accordo con il Pdl alle ultime elezioni, hanno spinto il segretario Stefano De Luca a traghettare progressivamente il partito su una posizione innaturale di singolare vicinanza al fronte variegato dell'attuale opposizione. Dietro questo spostamento non c'è una analisi approfondita ed esauriente della situazione politica italiana. C'è un pizzico di pur comprensibile ritorsione. E, soprattutto, c'è la radicata convinzione che l'unica possibilità di trovare uno spazio politico dipenda per il Pli non da una sua linea, dalle sue battaglie e dal suo radicamento nella società italiana ma solo da una gestione “politicista” del proprio nome e del proprio blasone. Il mio timore, in sostanza, è che l'attuale gruppo dirigente del Pli, non essendo riuscito a “ vendere “ il proprio titolo nobiliare al Pdl in cambio di un posto in Parlamento, voglia ora tentare una operazione analoga con l'Udc o con il Partito Democratico. Nell'illusione, propria del vecchio modo di concepire la politica, che sia la rappresentanza a determinare il consenso e non il consenso sulle idee, sui valori, sugli impegni e sulle battaglie a spianare la strada alla rappresentanza.
Proseguire lungo questa strada e con questi comportamenti politici significa, a mio parere, condannare il più antico partito italiano alla definitiva dissoluzione. Viceversa, se il Pli vuole tornare a vivere deve necessariamente cambiare. Il cambiamento deve riguardare gli uomini ed il modo di fare politica. E, soprattutto, deve poggiare su una analisi della situazione politica nazionale da cui emerge con assoluta chiarezza che, mentre all'interno delle opposizioni di centro e di sinistra non c'è alcuno spazio politico per chi voglia portare avanti battaglie liberali, nell'area del centro destra si stanno determinando le condizioni migliori per consentire ad un Pli rinnovato di giocare le proprie carte. In piena autonomia ed indipendenza dagli altri partiti della maggioranza di governo. Un Pli che non si annulli nel Pdl ma sia la “coscienza critica” di una coalizione che senza il sale dei valori della democrazia liberale costantemente sostenuti e rilanciati rischia l'omologazione e l'appiattimento sulla semplice ortodossia di stampo cesarista. Il Pli rinnovato deve mettere al centro del proprio programma pochi ma precisi punti qualificanti.
Il primo riguarda la difesa dell'unità nazionale che non può essere messa in discussione da un federalismo burocratico che destinato a riproporre il centralismo su scala regionale e ad appesantire il peso dello stato sulle spalle del cittadino innescando, oltre tutto, pericolosi processi centrifughi. Il Pli, partito di Cavour, ha il dovere storico di battersi per la tutela dell'unità del paese. Non nella riproposizione antistorica dello stato centralista. Ma nel sostegno ad una concezione federale d'ispirazione americana fondata su una forte difesa della identità nazionale e su un effettivo passaggio di una parte delle competenze dello stato centrale alle realtà locali. Il Pli, però, è anche il partito che aveva denunciato a suo tempo che l'istituzione delle regioni si sarebbe risolta nella moltiplicazione delle strutture burocratiche e nell'aumento della spesa pubblica improduttiva. Per cui, proprio nel quadro di un federalismo liberale, deve battersi per un riordino delle strutture pubbliche che tenga conto che l'ormai vecchia articolazione regionale è superata e che se si vuole realizzare una struttura federale si deve tenere conto delle aree metropolitane e delle province.
Il secondo punto riguarda la democrazia all'interno dei partiti, che è la questione prioritaria rispetto anche all'evoluzione del sistema bipolare in bipartitico o ad un ipotetico ritorno al proporzionale. Senza una legge che imponga l'applicazione del metodo democratico all'interno dei partiti qualsiasi sistema, sia esso bipartitico o multipartitico, può dare vita ai partiti “padronali”. In questa luce va vista anche la questione delle liste bloccate o delle preferenze. Il rispetto delle regole democratiche all'interno dei partiti, magari con l'introduzione delle primarie, azzera il problema e favorisce una selezione di classe dirigente sicuramente migliore di quella dei cooptati e degli eletti-nominati.
Il terzo punto riguarda la difesa della democrazia liberale, della società aperta, dello stato di diritto e della legittima pretesa dei cittadini ad avere una giustizia giusta e non al servizio dei potenti o delle corporazioni. In questa luce s'inserisce la difesa del modello liberale e liberista in economia in contrapposizione con quello autoritario e dirigista. Nessuno nega, nel breve periodo e per fronteggiare circostanze eccezionali provocate dalla crisi economica, la necessità di un oculato intervento dello stato a sostegno delle fasce più deboli della popolazione e per stimolare la ripresa dell'economia. Ma l'eccezionalità non può in alcun caso rappresentare la regola. Perché l'esperienza insegna che l'eccesso di dirigismo statalista schiaccia il cittadino e provoca distorsioni di tipo autoritario spesso irrimediabili nel funzionamento delle istituzioni.
Il quarto, infine, è rappresentato dalla collocazione internazionale del nostro paese a fianco delle grandi democrazie del pianeta e la difesa dei valori dell'Occidente.
Credo che su queste basi sia possibile ridare linfa e vigore al Pli. Per renderlo la coscienza critica della propria area naturale di riferimento, che è quella del centro destra. Ma anche per difenderne l'autonomia rispetto alle forze politiche della stessa area ed assicurargli un ruolo di pungolo continuo ed intransigente a tutela dei valori di libertà. Ho meditato a lungo prima di assumere la decisione di candidarmi alla segreteria del Pli. Non sono un politico di professione e non ho alcuna intenzione di rinunciare al mio mestiere di giornalista. Non ho smanie di potere e non ho alcun motivo di risentimento personale nei confronti di Stefano De Luca al quale, anzi, oltre i sentimenti di una antica amicizia, va la mia stima per l'impegno profuso in tutti questi anni per tenere in piedi le insegne liberali. Ma sono convinto che per il Pli sia arrivato il momento di voltare pagina. E che il mio non essere un politico di professione ma un giornalista di lungo corso possa aiutare il partito ad uscire dal gorgo che minaccia di condannarlo alla marginalizzazione ed alla definitiva scomparsa. So bene che la mia iniziativa alimenterà il dibattito che si è già aperto sul futuro del Pli. Ma considero questo un mio primo contributo all'aumento della vitalità del partito. Il resto si vedrà al congresso!
Arturo Diaconale
mercoledì 28 gennaio 2009
Ritorno al Partito Liberale
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venerdì 23 gennaio 2009
Per un nuovo Partito Liberale Italaino
Articolo pubblicato su NeoLib (http://www.neolib.eu) da Gionata Pacor
Cari amici,
domani si terrà a Milano il primo dei tre incontri programmati dal gruppo "Per un nuovo Partito Liberale Italiano". Siamo ormai circa 900 iscritti, molti dei quali partecipano alle discussioni su facebook, si confrontano e in certi casi si scontrano.
Fin dall'inizio il gruppo è nato per rilanciare il liberalismo in Italia, partendo dall'occasione offerta dal congresso del PLI che si terrà a Roma dal 20 al 22 febbraio. Mai si è pensato, come hanno sostenuto alcuni, di portare il PLI nel PDL per scioglierlo e farlo confluire in esso.
Portare il PLI nell'area del centrodestra significa innanzitutto rifiutare il comunismo, il socialismo e lo statalismo, e in un secondo luogo cercare delle alleanze strategico-elettorali con il PDL senza per questo rinunciare alle nostre istanze sui temi dei diritti civili.
Non entriamo nel PLI con le truppe cammellate. Non c'è un'orda che arriva per spazzar via tutto quello che c'è. Abbiamo invece lanciato l'iniziativa aprendo un gruppo su Facebook proprio per vedere se l'idea raccoglieva il vostro consenso, per fare nuovi contatti e per vedere se si poteva andare a pescare nel grande mare dei delusi del PDL, che in tantissimi casi non riescono a digerire la mancanza di spazi per fare politica in quel soggetto e il modo in cui esso sta nascendo, con la cooptazione dei delegati (ad applaudire) al congresso costituente (i gazebo con le liste bloccate, per capirci).
Fin dall'inizio abbiamo avuto l'adesione di Arturo Diaconale e Marco Taradash, e subito abbiamo trovato dell'entusiasmo, con molti ex liberali che si sono detti pronti a tornare al partito e molte persone ci hanno contattato. Si ha davvero la sensazione che qualcosa nasca dal basso: decideremo assieme chi candidare alla segreteria, non c'è un organigramma già predefinito da sostituire a quello esistente, e per ora non c'è nemmeno una mozione, che potrà essere preparata da chi sarà candidato alla segreteria tenendo conto di quello che ci diremo in questi incontri, a partire da domani. Quello che stiamo creando assieme è innanzitutto uno spazio per fare politica attivamente e per partecipare davvero alle scelte del partito (altro che liste bloccate).
Lo hanno capito anche diversi dirigenti PLI, con i quali, dopo le naturali diffidenze iniziali da parte loro, è iniziato un proficuo scambio di opinioni.
Non è uno scandalo quindi che ci siano due tournee parallele, quella dell'attuale segretario e quella partita dal nostro gruppo su facebook: ciascuno propone un diverso progetto per il PLI, come due candidati alle primarie che si propongono alla guida del loro partito. Obama e la Clinton non facevano i loro comizi assieme.
Proponiamo una nuova linea politica e una nuova segreteria cercando il consenso tra gli elettori e tra i militanti e facendo nuovi iscritti, e non concordando le successioni dietro i sipari della dirigenza del partito. Questa è già una grande innovazione per il sistema politico italiano.
Si apra quindi questa fase precongressuale, ci si confronti sulle idee, sui progetti e sui nomi e si scelga poi il meglio per il PLI, per il liberalismo e per la nostra libertà.
Gionata Pacor
Milano
sabato 24 gennaio 2009, 14.30
TiempoNord
Via Giovanni da Udine 34
Roma
domenica 25 gennaio 2009, 14.30
L'Opinione
Via Del Corso 117
Vibo Valentia
domenica 1 febbraio 2009, 14.30
Complesso Monumentale Valentianum
vicino al Duomo di Vibo
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giovedì 8 gennaio 2009
Perché la Rete dei Liberali
L’associazionismo liberale è un mondo molto ricco e vitale, una miriade di associazioni piccole fatte da poche persone di buona volontà, ma anche molti soggetti nati attorno a qualche personaggio conosciuto ed altri ancora dotati di un seguito o di risorse maggiori.
Prese singolarmente, queste associazioni possono ben poco. Eppure, tra blogger, think tank, associazioni locali, associazioni tematiche e media off e online, siamo di fronte ad un potenziale che non va affatto sottovalutato. Bisogna che tutte queste associazioni prendano coscienza di questo potenziale e si decidano a collaborare tra loro.
Liberali in Rete nasce per coordinare i liberali sul territorio e per promuovere un network, per creare sinergie e collaborazioni tra i diversi soggetti, nazionali e locali, che si riconoscono nei principi del liberismo e del liberalismo.
Non sono previste fusioni o federazioni dei soggetti esistenti: ciascun soggetto continua a perseguire i propri fini con gli strumenti e le iniziative che ritiene opportune. Non ci sono quote da versare, manifesti da sottoscrivere o gerarchie da rispettare. Le attività di Liberali in Rete consistono nella creazione di un portale, nel quale si presentano la rete sul territorio e i soggetti aderenti al network e si contribuisce a diffondere le loro iniziative, e nell’organizzazione di incontri periodici, di convegni e di iniziative comuni alle quali ciascun soggetto del network può aderire.
I soggetti aderenti al network si riconoscono nei principi del liberalismo e del liberismo e hanno come riferimento politico il centrodestra. Nei convegni organizzati periodicamente si mettono all’ordine del giorno uno o due temi sui quali la rete dovrà poi dare priorità di intervento e diffusione, unendo le proprie forze potremo per agire con maggior efficacia nel panorama politico italiano e per dare al centrodestra una politica davvero liberale.
venerdì 02 gennaio 2009
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