Come la maggiorparte di Voi, stò ascoltando in TV i commenti politici a valle del voto per le elezioni del Parlamento Europeo.
Facendo zapping fra la RAI e Mediaset, fra SKY e La 7, mi aspettavo di ascoltare qualche commento, da parte degli innumerevoli giornalisti, politici e politologi, in merito all’esito della prima prova elettorale del neonato partito del “Popolo dalla Libertà”. Invece…niente!
Stiamo assistendo al continuo confronto fra i dati elettorali che affluiscono a consuntivo (o vengono “proiettati”), con i dati di precedenti elezioni (Europee, politiche o regionali che siano), dando per scontato che il voto del PdL sia naturalmente da raffrontare con la somma aritmetica dei precedenti consensi espressi a Forza Italia ed Alleanza Nazionale, dimenticandosi che il PdL sia un nuovo partito politico, nato ufficialmente e definitivamente pochi mesi orsono, che alla costituzione dello stesso hanno contribuito anche altre formazioni politiche minori (tipo la DC di Rotondi) e che non è poi così scontato che dalla somma di più partiti si ottenga la somma dei relativi voti (si pensi ad esempio ai ripetuti tentativi fallimentari di riunire più formazioni politiche di ispirazione Liberale, radicale, democratica e Repubblicana sotto lo stesso simbolo federativo di una lista comune).
Per la simmetrica nascita del PD, si sono spese fiumi di parole e di analisi politologiche.
Si è parlato di “fusione a freddo”, di realizzazione di un antico progetto di “Catto-Comunismo”, dell’evoluzione del “Consociativismo” fra DC e PCI, di valori comuni, del peso della leadersheep, della possibile tenuta o frantumazione alla prova del voto, del superamento del bipolarismo a favore del bipartitismo…ecc…ecc…
Per il battesimo elettorale del primo e più importante partito politico italiano, invece… Neanche una parola!!!
Senza voler ancora esprimere un’analisi politica dei risultati elettorali od esprimere un giudizio sul voto al PdL, Vi invito a riflettere sull’argomento.
Mi limito a tracciare due ipotesi:
o il “popolo” della libertà era già maturo e compatto da tempo, o a qualcuno dei partecipanti a questo progetto politico non interessa (o non conviene) rimarcare i singoli contributi particolari.
Guglielmo Fedeli
Posted by gulliver.nemo in Roma Liberale
lunedì 8 giugno 2009
Battesimo del voto per il PdL… ma nessuno se n’è accorto!
Pubblicato da
gulliver.nemo
alle
15:33
0
commenti
Etichette: berlusconi, capezzone, decidereroma, Italia Liberale, L'Opinione, liberali, liberali in rete
mercoledì 22 aprile 2009
Roma Liberale
E' on-line anche "www.romaliberale.it", sito appartenente alla Federazione Italia Liberale, con cui collaboro.
Pubblicato da
gulliver.nemo
alle
17:19
0
commenti
Etichette: Italia Liberale, liberali, liberali in rete, riformatori liberali
martedì 24 febbraio 2009
Esiti e postumi di un Congresso (s)falsato
Il Congresso del P.L.I. è stato falsato nei risultati e “sfalsato” nel confronto asimmetrico fra idee, da una parte, e tessere dall’altra; ma anche fra internauti della politica da una parte e vecchi politicanti dall’altra, fra proposta politica e acquisizione di consenso, fra confronto e scontro, fra proposta ed ostruzionismo, fra volontà di fare e catastrofismo, fra progetti e memoria storica, fra volti nuovi e restaurati.
Risultato ufficiale: passato batte futuro 73 a 27
Se si fosse votato con un “applausometro”, fra la lunga e pesante, benchè vuota, relazione di De Luca e quella entusiasmante di Diaconale, o anche fra la nostalgica mozione “senza emozione” della Segreteria uscente, priva di ogni prospettiva e rivolta all'indietro, e quella “politica vera”, innovativa e brillantemente esposta da Marco Taradash ... le percentuali di gradimento sarebbero senz’altro invertite!
Quindi, quella che dai numeri è sembrata una sconfitta (molto più che onorevole), dal punto di vista morale (...e probabilmente anche “legale”) è stata una vittoria.
I veri sconfitti sono il PLI e tutti quei liberali che, in buona fede, per abitudine o per paura di cambiare, hanno rinnovato la fiducia ad un antiquato segretario.
Ciò nonostante, la prima dichiarazione ufficiale di un De Luca, che non conosce vergogna, è stata:
“Cari amici, sono orgoglioso di un partito che, a differenza dei partiti oligarchici e padronali, ha saputo fare un Congresso vero, partecipato, combattuto, pieno di idee e proposte. Non mi preoccupa qualche eccesso verbale, che si spiega con la perdita, nell’Italia della seconda Repubblica, dell’abitudine al confronto”
Ma da quale pulpito! L’unico Partito veramente “padronale” è il povero e fu glorioso PLI (troppo piccolo forse per essere oligarchico), trasformato da “casa dei liberali” a “condominio di casa De Luca”. Non so se ancora si può chiamare Partito un organismo che ormai da anni non riesce a raccogliere firme sufficienti per presentare liste elettorali, che non ha rappresentanti nelle Istituzioni, a meno di una esagitata Consigliera (transfuga dall’IDV, ma non da quei valori giustizialisti ed illiberali) ... e del neo acquisto ex Berlusconiano ed ex socialista Guzzanti.
Probabilmente erano proprio De Luca ed i suoi pochi fidati a non essere più abituati ad un vero congresso, dove esiste un’opposizione in grado di presentare una mozione vera, con programmi di cambiamento e di rinnovamento, in grado di presentare proposte concrete: dalla proposta “fondativa” del gruppo nato su facebook, ovvero delle regole interne per una reale partecipazione democratica alla vita del partito, all’introduzione delle elezioni “Primarie” per la scelta dei candidati alle future elezioni di incarichi politici nelle Istituzioni, a concrete proposte liberiste in vari settori ed alla lotta agli sprechi, agli enti inutili, ed alle caste in generale. Pergiunta tali proposte sono state avanzate da due liberali veri e “senza macchia” come Arturo Diaconale e Marco Taradash, che hanno entusiasmato un popolo di giovani e giovanissimi liberali, molti di questi conosciutisi “virtualmente” in internet durante gli appassionati dibattiti politici sul gruppo di facebook “Per un nuovo Partito Liberale Italiano”, o di persona, durante i meeting “precongressuali” organizzati presso la sede dell’Opinione, con confronti all’americana e diretta dei lavori tramite internet e Radio Radicale.
Insomma un nuovo popolo di liberali, giovane, appassionato, con tante idee e voglia di realizzarle, insieme con liberali meno giovani e provenienti da diverse esperienze: alcuni con un bagaglio politico maturato in percorsi contigui o paralleli, tra la Gioventù Liberale, il Partito Radicale, I Riformatori Liberali, Forza Italia, varie associazioni liberali, think tank, forum e blog liberali; altri senza esperienze politiche dirette e provenienti dal mondo dell’impresa, dell’università e delle libere professioni.
Questa iniezione di vitalità è stata accolta freddamente e con sospetto dalla vecchia dirigenza del partito, anzi, in molti casi è stata respinta, espulsa dalla possibilità di partecipazione al congresso, in quanto son state contestate o “smarrite” le legittime e regolari richieste di iscrizione presentate (nei termini e modi previsti, seppur assurdamente restrittivi). La scusa è stata addirittura offensiva: “Ho temuto l’OPA ostile”, ha infatti poi ammesso De Luca, come se tutti noi neo iscritti al PLI fossimo dei pericolosi infiltrati “prezzolati” dall’Orco Berlusconi, o quantomeno dei “sospetti” liberali dell’ultim’ora.
De Luca, invece di autocelebrare il suo trionfo, avrebbe dovuto chiederci pubblicamente scusa, soprattutto a quei ragazzi e ragazze che si affacciavano per la prima volta ad un agone politico...e ne sono rimasti schifati, offesi, alcuni demoralizzati altri in..zzati per come sono stati trattati.
Diaconale e Taradash hanno fatto benissimo a rifiutare qualsiasi invito all’inciucio e le proposte indecenti ed irricevibili da parte del Segretario, che li ha trattati da mendicanti, offrendogli un posticino d’opposizione nella blindata Direzione Nazionale.
Spero che, ripresisi dai postumi di questo Congresso (s)falsato, sappiano raccogliere ancora a se tutte le migliori energie emerse durante il nobile tentativo di ridare un futuro al PLI, e riorganizzarle per non disperdere questa forte voglia di cambiamento che c’è in noi, ma anche in molte altre persone vicino a noi che potrebbero aggiungersi, per seguirli in un nuovo tentativo di dar voce ai cittadini che non si sentono rappresentati da questa classe politica (di nominati e cooptati), che non si rassegna al declino economico e morale dell’Italia, che vuol fare qualcosa per risollevare il nostro Paese e dare un futuro di speranza ai giovani ed ai nostri figli.
Pubblicato da
gulliver.nemo
alle
16:50
0
commenti
Etichette: congresso, congresso PLI, De Luca, decidereroma, delegati, Diaconale, Guzzanti, L'Opinione, liberali, P.L.I., primarie, Taradash
Cronache di liberali a congresso e truppe cammellate
Stefano De Luca, dopo aver lanciato il falso allarme di un’inesistente, quanto ridicolamente irrealistica, offensiva Berlusconiana ai danni del PLI, ha usato tutti gli strategemmi di politicante di lungo corso (degno esponente della prima Repubblica) per blindare la sua poltrona di Segretario dalla legittima sfida lanciata da Arturo Diaconale e Marco Taradash, che avrebbero voluto rivitalizzare un Partito Liberale in stato di coma vegetativo, per farne la casa di tutti i liberali, con energie nuove e giovani, programmi liberali e liberisti e proposte concrete.
Purtroppo abbiamo dovuto assistere, già in fase pre-congressuale ad una serie di ingiuriose insinuazioni (lanciate anche a mezzo stampa), poi ad un forte ostruzionismo ed uso strumentale del sito ufficiale del partito (che ha utilizzato persino la censura degli interventi contrari alle tesi dei supporters della segreteria uscente), fino ad una Direzione Nazionale riunita d’urgenza per bloccare il tesseramento di circa 260 sostenitori dell’opposizione.
Un’altra quarantina di neo iscritti, che avevano regolarmente superato le “forche caudine” del tesseramento (ovvero le assurde regole imposte per il pagamento della quota e l’invio nei tempi e modi predisposti dalla segreteria dei moduli di iscrizione), hanno invece dovuto scoprire direttamente, all’apertura del Congresso Nazionale, che non risultavano nelle liste delle persone accreditate per partecipare al voto.
Fra questi, persino personaggi pubblici del calibro del Generale Tricarico (ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica) hanno subito l’onta di dover discutere con gli organizzatori per poter accedere al Congresso. Ad altre persone, forse meno note, ma “sospettate” di poter votare per Diaconale, questo diritto è stato negato fino in fondo, come fossero “Liberali di serie B”, mentre al momento della votazione (artatamente fatta slittare alle 22 del sabato sera) si sono aperte le porte a frotte di persone organizzate dai “signori delle tessere” e “capi bastone” di De Luca, che hanno rovesciato l’esito delle votazioni stesse:
suffragio “bulgaro” (73%) a favore del Segretario uscente!
Oltre al Segretario Nazionale è stato riconfermato anche il Presidente del Partito, Carlo Scognamiglio Pasini, mentre per l’On. Paolo Guzzanti è stato ritagliato il nuovo ruolo di “Vice Segretario unico” (aggiungerei, oltre che unico, “inimitabile”).
Nonostante questo indecoroso esito del Congresso, non c’è traccia di pudore nelle successive dichiarazioni ufficiali. Così sul Sito del PLI possiamo leggere:
“Stefano de Luca il LEONE del PLI TRIONFA AL CONGRESSO"
Mentre il suo nuovo “Vice Segretario Unico” pubblica sul proprio sito questo delirante, ed ancora offensivamente allusivo, proclama:
LA MANOVRA FILOBERLUSCONIANA DI PORTARE IL PLI NEL GARAGE DEL CONDOMINIO PDL E’ FALLITA. MALGRADO INSULTI, TRUPPE CAMMELLATE, 500 ISCRITTI DELL’ULTIMO MINUTO E UNA RISSA DA ANNI CINQUANTA, HA VINTO DE LUCA E IO DA OGGI SONO IL VICE SEGRETARIO UNICO DEL PARTITO. E’ PICCOLO, MA HA UN POTENZIALE DI ATTRAZIONE ENORME: LA DELUSIONE NELLA CDL E’ DILAGANTE E MI ARRIVANO SEGNALI ANCHE DAL FRONTE OPPOSTO. E’ APERTO IL FORNO DELLA LIBERTA’ E FUORI GIA’ C’E’ LA FILA.
.
...scusate, ma i cammelli dove sono stati parcheggiati?
Pubblicato da
gulliver.nemo
alle
16:09
1 commenti
Etichette: berlusconi, congresso, congresso PLI, costituente, decidereroma, delegati, Diaconale, Guzzanti, L'Opinione, liberali, P.L.I., PdL, Taradash
mercoledì 4 febbraio 2009
Sfida on-line per la guida del Partito Liberale
Si terrà giovedì 5 febbraio alle 16:00 il dibattito pubblico per la guida del PLI tra il segretario uscente Stefano De Luca e l'On.Guzzanti, da un lato, ed Arturo Diaconale (direttore dell'Opinione) e Marco Taradash dall'altro (rispettivamente candidati alla segreteria ed alla presidenza del partito). Il formato sarà quello dei dibattiti presidenziali americani. Verrà trasmesso in diretta Internet (su www.neolib.eu, www.paologuzzanti.it e www.tocqueville.it) e permetterà la partecipazione attiva del pubblico on-line (anche attraverso domande poste attraverso video su You Tube). Gli organizzatori e tutto il PLI sperano che questo primo esempio di "partecipazione democratica telematica" in Italia possa ispirare, sia a destra che a sinistra, chi è ormai abituato ad essere nominato dall'alto invece che eletto dal basso, e chi ha dimenticato cosa sia un partito con democrazia interna.
(da Facebook: "Per un nuovo Partito Liberale Italiano")
Pubblicato da
gulliver.nemo
alle
22:56
2
commenti
Etichette: congresso PLI, Diaconale, Guzzanti, L'Opinione, legge elettorale, liberali, P.L.I., primarie, programma, riforme, Taradash
mercoledì 28 gennaio 2009
Ritorno al Partito Liberale
(di Arturo Diaconale)
Cari amici,
ho deciso di tornare ad impegnarmi nel Partito Liberale Italiano da cui mi ero ultimamente allontanato non condividendo lo slittamento progressivo verso sinistra. E sono orientato, in occasione del congresso nazionale che si terrà il 19, 20 e 21 febbraio, ad avanzare la mia candidatura alla segreteria.
Il mio obbiettivo è di rilanciare il Pli e di riportarlo all'interno della sua area naturale, che è quella del centro destra, in una collocazione autonoma ed indipendente. In questa iniziativa non sono solo. Posso contare sul sostegno di tanti amici vecchi e nuovi, interni ed esterni al Pli, persone di grande spessore e, comunque, animate da grande impegno. Compreso Marco Taradash, disposto a mettersi in gioco al mio fianco in un partito rinnovato e capace di riconquistare un posto adeguato alla propria storia nel panorama politico italiano.
Nel compiere questa scelta non eseguo alcun ordine. La mia storia indica che sono refrattario agli ordini di chiunque. Rispondo solo ad un impulso di passione civile alimentato da un passato che mi spinge a tentare una così difficile ed affascinante avventura. Sono stato l'ultimo direttore de “l'Opinione”, organo settimanale del Partito Liberale Italiano e, dal 1993, dopo la scomparsa del Pli, sono stato l'artefice della trasformazione de “l'Opinione” in giornale quotidiano fedele alla sua tradizione di punto di riferimento dell'area liberale politica e culturale del nostro paese. Nel rispetto di questo ruolo ho sostenuto e favorito, con i mezzi in mio possesso, gli sforzi di Stefano De Luca per tenere in piedi in Pli in tutti questi anni. E solo negli ultimi tempi, per ragioni non dipendenti dalla mia volontà, non ho più potuto garantire al Pli l'ospitalità assicurata all'interno degli uffici de “L'opinione”.
Questa storica “convivenza” è andata avanti all'insegna della reciproca autonomia, del quotidiano e del partito. Il partito, sotto la guida di Stefano De Luca, ha assunto di volta in volta le posizioni che tutti gli iscritti ed i simpatizzanti conoscono. E il giornale “l'Opinione” ha sempre garantito spazi e presenza alle tesi di De Luca e degli altri esponenti del Pli, anche quando risultavano difformi dalla linea del giornale da me diretto. In tutto questo lungo periodo ho cercato di mantenere “l'Opinione” in una posizione centrale rispetto alla grande galassia liberale, laica e riformista formata da frammenti, gruppi, spezzoni e singole individualità. Nel tentativo di dare a ciascuno uno spazio ed un riconoscimento. E nello sforzo, da un lato, di favorire quella ricomposizione unitaria che, purtroppo, non è mai stato possibile realizzare. E dall'altro di contribuire ad assicurare comunque una rappresentanza politica al mondo liberale. Fosse dentro o fuori Forza Italia o An, vicino al Pri o a fianco degli altri laici e del Partito Radicale o in una qualsiasi area intermedia che non fosse quella della sinistra. Sono convinto che nel sistema bipolare venutosi a creare dopo la fine della prima Repubblica la collocazione naturale dei liberali sia all'interno del centro destra. Autonoma e indipendente da i partiti di quest'area. Ma sempre alternativa ed antagonista con la sinistra.
Tutta questa premessa serve a spiegare le ragioni della mia scelta e di questa lettera aperta agli iscritti ed ai simpatizzanti del Pli. La delusione e l'irritazione, pur se comprensibili, per il mancato accordo con il Pdl alle ultime elezioni, hanno spinto il segretario Stefano De Luca a traghettare progressivamente il partito su una posizione innaturale di singolare vicinanza al fronte variegato dell'attuale opposizione. Dietro questo spostamento non c'è una analisi approfondita ed esauriente della situazione politica italiana. C'è un pizzico di pur comprensibile ritorsione. E, soprattutto, c'è la radicata convinzione che l'unica possibilità di trovare uno spazio politico dipenda per il Pli non da una sua linea, dalle sue battaglie e dal suo radicamento nella società italiana ma solo da una gestione “politicista” del proprio nome e del proprio blasone. Il mio timore, in sostanza, è che l'attuale gruppo dirigente del Pli, non essendo riuscito a “ vendere “ il proprio titolo nobiliare al Pdl in cambio di un posto in Parlamento, voglia ora tentare una operazione analoga con l'Udc o con il Partito Democratico. Nell'illusione, propria del vecchio modo di concepire la politica, che sia la rappresentanza a determinare il consenso e non il consenso sulle idee, sui valori, sugli impegni e sulle battaglie a spianare la strada alla rappresentanza.
Proseguire lungo questa strada e con questi comportamenti politici significa, a mio parere, condannare il più antico partito italiano alla definitiva dissoluzione. Viceversa, se il Pli vuole tornare a vivere deve necessariamente cambiare. Il cambiamento deve riguardare gli uomini ed il modo di fare politica. E, soprattutto, deve poggiare su una analisi della situazione politica nazionale da cui emerge con assoluta chiarezza che, mentre all'interno delle opposizioni di centro e di sinistra non c'è alcuno spazio politico per chi voglia portare avanti battaglie liberali, nell'area del centro destra si stanno determinando le condizioni migliori per consentire ad un Pli rinnovato di giocare le proprie carte. In piena autonomia ed indipendenza dagli altri partiti della maggioranza di governo. Un Pli che non si annulli nel Pdl ma sia la “coscienza critica” di una coalizione che senza il sale dei valori della democrazia liberale costantemente sostenuti e rilanciati rischia l'omologazione e l'appiattimento sulla semplice ortodossia di stampo cesarista. Il Pli rinnovato deve mettere al centro del proprio programma pochi ma precisi punti qualificanti.
Il primo riguarda la difesa dell'unità nazionale che non può essere messa in discussione da un federalismo burocratico che destinato a riproporre il centralismo su scala regionale e ad appesantire il peso dello stato sulle spalle del cittadino innescando, oltre tutto, pericolosi processi centrifughi. Il Pli, partito di Cavour, ha il dovere storico di battersi per la tutela dell'unità del paese. Non nella riproposizione antistorica dello stato centralista. Ma nel sostegno ad una concezione federale d'ispirazione americana fondata su una forte difesa della identità nazionale e su un effettivo passaggio di una parte delle competenze dello stato centrale alle realtà locali. Il Pli, però, è anche il partito che aveva denunciato a suo tempo che l'istituzione delle regioni si sarebbe risolta nella moltiplicazione delle strutture burocratiche e nell'aumento della spesa pubblica improduttiva. Per cui, proprio nel quadro di un federalismo liberale, deve battersi per un riordino delle strutture pubbliche che tenga conto che l'ormai vecchia articolazione regionale è superata e che se si vuole realizzare una struttura federale si deve tenere conto delle aree metropolitane e delle province.
Il secondo punto riguarda la democrazia all'interno dei partiti, che è la questione prioritaria rispetto anche all'evoluzione del sistema bipolare in bipartitico o ad un ipotetico ritorno al proporzionale. Senza una legge che imponga l'applicazione del metodo democratico all'interno dei partiti qualsiasi sistema, sia esso bipartitico o multipartitico, può dare vita ai partiti “padronali”. In questa luce va vista anche la questione delle liste bloccate o delle preferenze. Il rispetto delle regole democratiche all'interno dei partiti, magari con l'introduzione delle primarie, azzera il problema e favorisce una selezione di classe dirigente sicuramente migliore di quella dei cooptati e degli eletti-nominati.
Il terzo punto riguarda la difesa della democrazia liberale, della società aperta, dello stato di diritto e della legittima pretesa dei cittadini ad avere una giustizia giusta e non al servizio dei potenti o delle corporazioni. In questa luce s'inserisce la difesa del modello liberale e liberista in economia in contrapposizione con quello autoritario e dirigista. Nessuno nega, nel breve periodo e per fronteggiare circostanze eccezionali provocate dalla crisi economica, la necessità di un oculato intervento dello stato a sostegno delle fasce più deboli della popolazione e per stimolare la ripresa dell'economia. Ma l'eccezionalità non può in alcun caso rappresentare la regola. Perché l'esperienza insegna che l'eccesso di dirigismo statalista schiaccia il cittadino e provoca distorsioni di tipo autoritario spesso irrimediabili nel funzionamento delle istituzioni.
Il quarto, infine, è rappresentato dalla collocazione internazionale del nostro paese a fianco delle grandi democrazie del pianeta e la difesa dei valori dell'Occidente.
Credo che su queste basi sia possibile ridare linfa e vigore al Pli. Per renderlo la coscienza critica della propria area naturale di riferimento, che è quella del centro destra. Ma anche per difenderne l'autonomia rispetto alle forze politiche della stessa area ed assicurargli un ruolo di pungolo continuo ed intransigente a tutela dei valori di libertà. Ho meditato a lungo prima di assumere la decisione di candidarmi alla segreteria del Pli. Non sono un politico di professione e non ho alcuna intenzione di rinunciare al mio mestiere di giornalista. Non ho smanie di potere e non ho alcun motivo di risentimento personale nei confronti di Stefano De Luca al quale, anzi, oltre i sentimenti di una antica amicizia, va la mia stima per l'impegno profuso in tutti questi anni per tenere in piedi le insegne liberali. Ma sono convinto che per il Pli sia arrivato il momento di voltare pagina. E che il mio non essere un politico di professione ma un giornalista di lungo corso possa aiutare il partito ad uscire dal gorgo che minaccia di condannarlo alla marginalizzazione ed alla definitiva scomparsa. So bene che la mia iniziativa alimenterà il dibattito che si è già aperto sul futuro del Pli. Ma considero questo un mio primo contributo all'aumento della vitalità del partito. Il resto si vedrà al congresso!
Arturo Diaconale
Pubblicato da
gulliver.nemo
alle
19:18
0
commenti
Etichette: associazioni, capezzone, congresso, costituente, decidere, decidereroma, delegati, Diaconale, forum, governo, legge elettorale, liberali, network, P.L.I., PdL, primarie, programma, riforme, Taradash